EXTRACT (2CD + book by Non Visual Objects)
V. A. : EXTRACT-PORTRAITS OF SOUNDARTISTS (NVO_011)
In solo due anni d’esistenza e poco più di una decina di produzioni la Nonvisualobjects di Heribert Friedl e Raphael Moser si candida ad un ruolo di primo piano nell’ambito internazionale della sound art. E l’uscita più recente a diventare uno di punti di riferimento imprescindibili per tutti gli appassionati del settore. Esempi di parziale catalogazione dell’universo della sound art con tendenze microsoniche sono già stati tentati in passato, si pensi alle compilation della serie “Lowercase”, ai due volumi della 12k “Between Two Points” e “Two Point Two” o in un ambito più specifico alla collana “Clicks & Cuts” o, ancor meglio, ai volumi con CD “Site Of Sound: Of Architecture And The Ear” della Errant Bodies Press e “Sound Art – Sound As Media” della NTT Publishing Co. Proprio a queste ultime due pubblicazioni può essere accostato “Extract – Portraits of Soundartists”, benché rispetto ad esse risponda ad un approccio meno teorico e sistematico. Si tratta per lo più di istantanee di singoli autori condotte col metodo semplice e pratico dell’intervista, oppure attraverso note autobiografiche, diari, disegni, fotografie, riflessioni estemporanee (in pratica l’aspetto teorico dell’operare di ciascuno viene fuori in maniera più sottile, meno diretta, andando a comporre un quadro d’insieme in maniera piuttosto obliqua). Ventidue gli artisti selezionati con criterio personalissimo ma tutto sommato aderente allo stato delle cose (ovvio che non si possa pretendere completezza enciclopedica), ognuno dei quali presente anche con una traccia altrimenti inedita. Poche le sorprese e pochi i nomi relativamente nuovi (Richard Garet, Andy Graydon, Ubeboet, I8UŠ), con una scaletta che si concentra sulle grandi firme. Poche purtroppo anche le sorprese sotto il profilo puramente estetico, sia formale sia di contenuti, dacché ormai il tipo di ricerca cui si assiste concede poco spazio all’inaspettato e alla soddisfazione uditiva, con l’eterna dicotomia tra chi riesce a cavare dalle proprie manie private qualche emozione che valga la pena comunicare anche a noialtri (Keith Berry, Richard Chartier, Taylor Deupree, Dean King, Dale Lloyd, Tomas Phillips, Steve Roden, Steinbrüchel, Nao Sugimoto, tanto per dire) e chi, con varie sfumature ed attenuanti, rimane chiuso nella sterile torre d’avorio della sperimentazione fine a se stessa (più o meno tutti gli altri). Palese manifestazione di cul de sac o, come si diceva all’inizio, manuale indispensabile (spesso, del resto, il quadro finale è superiore alla somma delle singole parti) è dubbio che lasciamo volentieri sbrogliare al lettore.
(nicola catlalano, blow up)